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XXIII


L>o preposto avendo sentito il nuovo modo di rubare e la giustizia fatta, lui e la brigata <avendo preso di>letto della novella, e rivolto a l’autore comandò che contasse qualche novella (sopra) il paese acciò che la brigata con allegrezza si trovi a Castro, povero e mendico — cioè guasto — , innel quale luogo molti ladri usano. L’altore disse: «A me pare l’un dì mille che di questo paese usciamo, e perché la brigata passi con allegrezza dirò alcuna novella»; volgendosi, dicendo: «A voi, omini banchieri, et a voi, mercadanti, li quali vi tenete essere cognoscitori di gioielli e di denari, ad exemplo dirò ii novellette fatte per uno ii n cittadi, acciò che vi sapiate guardare da tali. E però dico:


DE INGANNO ET FALSITATE

Di Ghisello da (Ra)canati,
ladro (ven)dendo certe ane(lla) contrafatte.


I>ntervenne innella città di Lucca, donde la brigata si partìo, che venendovi uno da Racanato nomato Ghisello, vestito a modo di mercadante — con una guarnacca, senza mantello e con una cintura di seta et uno carnieri di seta — , e sposato allo albergo, domandando chi erano migliori cognoscitori di pietre preziose che in Lucca fusseno, fuli ditto l’uno esser Tomasino Gagnoli e l’altro Petro Pagani, amendui banchieri. E fattoseli insegnare al fante dell’oste, mostrò loro un ditale di bellissime anella e di gran pregio, come sono balasci rubini e diamanti zaffiri smeraldi et alcuna perla, dicendo lui voler quelle anella vendere.