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. . . . . . . . . . all’ombra tra Grosseto e Civitavecchia la brigata. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Stoldo anorevilmente con cintura d’ariento e con bottoni d’argento.

E stando per questo modo sempre furando, avenne che una sera il ditto Stoldo comprando candelle di sevo da una triccola, e innel pagare le ditte candelle lo ditto Stoldo dava meno che non dovea vi denari e colle candelle se n’andava. La tricca gridandoli dirieto dicea: «A’ ladro che m’ha rubata!» Lo cavalieri del podestà udendola — perché stavano molto in ascolto per li furti fatti — , acostandosi alla tricca disse: «Donna, che hai?» Ella disse: «Colui che va innanti m’ha rubato le miei candelle». Lo cavalieri subito si mosse e giunse Stoldo, dicendo: «Va piano!» Stoldo fermatosi, avendo le candelle in mano, dicendo che volea, in quello la donna giunse e disse che l’avea rubata. Stoldo disse che l’avea pagata, salvo che sei denari, e quelli non li parea doverli dare. Il cavalieri, vedendo Stoldo con uno bello scagiale d’ariento e con bella abotonatura d’ariento e tanto orrevile, vedendo portare le candelle e per si piccola cosa farsi gridar dirieto a’ ladro, a’ ladro!, prese sospetto di lui, dicendo: «Costui dé esser di cattiva condizione». E fatto rendere le candelle alla donna, subito lo menò innel palagio.

Stoldo vedendosi menare, a neuna cosa rispondea. Lo podestà domandò lo cavalieri chi era il preso e per che cagione. Lo cavalieri