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10 g. sercambi

sopranome, senz’altro dire comprese che lui dovea esser autore di questo libro; e senz’altro parlare, si stava come li altri cheto.

Avendo il preposto dispensato parte de’ suoi offici et ordinato chi dé condurre la brigata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Ove qui trovo alcun che sia
al mio piacere bel come colui,
lo coglio e bacio e partomi con lui;
e, ciò che ’l cuor disia
è, com’io son, l’amico mio sia;
colli altri il metto in ghirlanda bella
e su’ miei crini biondi e legieri.

E quel piacere che di natura il fiore
alli occhi porge, simile vedea,
che s’io vedesse, la propria dea
che preso m’ha del suo proprio amore.
Quel che mi piaccia più e ’l suo onore
esprimer noi porrei colla favella,
ma io sospinta ne so testimon veri.

Lingue giamai non escon del mio petto
dell’altre donne aspere né gravi,
ma si vegon di fuori caldi e soavi
e al mio amore se ne vanno in cospetto;
il qual, cora’e’ li sente, a dar diletto
di sé a me si muove e vien in quella
ch’io son per dire: «Deh, vien, ch’io non disperi!»

Ex.º i.