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la grande giornata. 87

erano impressi, incancellabili tutti gli usi quotidiani della vita giornalistica, le ore di tipografia, le corse precipitose da una conferenza a un funerale, gli articoli scritti di notte, coi compositori che vengono a strappare le cartelle ancora fresche d’inchiostro, le esaltazioni artifiziose dei grandi avvenimenti — e buttato sul suo lettuccio egli piangeva, sì, piangeva di dolore e di collera, non potendo rivivere quella vita.

Ma dove convergevano i suoi desiderii e le sue invidie nascoste, era a un giornale del pomeriggio, il giornale bello e spiritoso e forte dove scrivevano i migliori scrittori d’Italia. Molto era il valore di questo giornale e molta era la sua fortuna: ma fra il pubblico la leggenda ingrandiva e valore e fortuna, talchè si parlava di migliaia, migliaia e migliaia di copie vendute, e si accennavano cifre assai rispettabili come compenso ai collaboratori. E si almanaccava sugli pseudonimi e si assegnavano nomi di ministri come autori di certi articoli: e del mordente spirito del giornale molto si rideva, da quelli che non ne eran colpiti, e i colpiti fingevano di divertirsene, ma assai se ne dolevano segretamente. Vi era stato qualche duello fortunato, e il giornale n’aveva avuto maggior decoro: talchè, per la sua ele-