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84 la grande giornata.

d’impopolarità cominciava a circondare gli uomini di pensiero che avevano condotto sino allora le cose pubbliche; il paese si stancava di dover chiamare giusti tanti Aristidi; gli uomini volgari, arsi dalla sete del potere, si ostinavano sempre, si moltiplicavano, creavano interessi, si organizzavano con la potenza degli esseri mediocri. Quelli che pensavano, sentivano già la solitudine; ma alcuni si affidavano, alcuni contemplavano serenamente il sopravvegnente infortunio politico della loro parte; altri, già stanchi, lo desideravano, per riposo. I volgari facevano la voce grossa, nei caffè, nei circoli parlamentari, nelle piazze, nelle trattorie, e il combattimento si andava allargando. Riccardo era con quelli che scendevano, naturalmente, per delicatezza di spirito, per spontaneo sentimento di nobiltà: mentre i giovani, intorno a lui, eccitati dai desiderii di miglioramento, avendo amici, protettori, fra quelli che dovevano essere i vincitori, andavano facendo propaganda per gli uomini nuovi. Onde Riccardo era solo contro tutti quelli del suo crocchio; e spesso la discussione si esasperava.

“Bada che se Tal de’ Tali diventa ministro, ti destituisce subito,” gli dicevano canzonandolo.

“Se diventa ministro, io mi dimetto,” diceva lui fieramente.