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la grande giornata. 81

concitate, gli impiegati mettevano ogni tanto una nota scettica e i giornalisti avevano sempre la loro aria liturgica di sacerdoti che pontificano. Riccardo, nella prima ora taceva, obbedendo alla naturale selvatichezza del suo carattere: ma a poco a poco il calore dell’ambiente e l’andirivieni delle persone e certi odori di liquori, certi aromi di rosolii, e i discorsi gli davano un eccitamento nervoso. Per istinto di aristocrazia contraddiceva la opinione dei più, pur conoscendone, talvolta, la ragionevolezza: e per non consentire alla volgarità, il paradosso fioriva dalle sue labbra e scandalizzava i suoi ascoltatori. Sulle prime impacciato a discorrere, non trovando facile nè la frase, nè la parola, non vedendo ancora tutti i lati di una questione, non aveva la forza di sostenere il suo paradosso e si lasciava dare addosso dagli avversari, non sapendo che cosa ribattere. A casa, solo solo, continuando quello stato di esaltamento, egli difendeva brillantemente la sua idea, parlava ad alta voce, allo scuro, rivoltandosi nel letto, non potendo dormire. Spalancando gli occhi, nell’ombra, egli vedeva scritte le sue parole, a linee sottili e fitte: e gli sembravano belle ed efficaci, e se ne innamorava e sospirava penosamente, dopo, più tardi, pensando che tutto questo era inu-