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la grande giornata. 79

aveva, nel suo dire, certe intonazioni, certe reticenze, certi ammiccamenti d’occhio, certi abbandoni di confidenza, certe riserve di persona discreta, sì che lo studente aveva finito per ascoltarlo attentamente, come convinto, e i tre impiegati erano meravigliati, quasi commossi a quelle confidenze. A un certo momento, Riccardo, per sottrarsi a quella malía, volle contraddire: ma superbamente il cronista gli rispose:

“Nessuno può essere informato come me.”

E invincibilmente, la sera seguente, Riccardo ritornò alle sue cartelle bianche e con molto stento, fumando, alzandosi e passeggiando, ritornando a sedere, scrisse un articolo di politica estera, intitolato: La situazione, lungo, imbrogliato e molto enfatico. Erano le due del mattino quando ebbe finito, e tutti i suoi nervi vibravano, un lieve tremore gli agitava la mano sinistra. Si sentiva l’animo gonfio, di amore, di dolore, di pensieri, di parole, tutte cose che volevano sgorgare, che non sapeva a chi dire: si sentiva un tumulto profondo nel cuore e un grande vuoto intorno. Per farsi animo, lesse ad alta voce il suo articolo, declamando: alla fine, esaltato dalla sua voce, dalle sue parole, credendo alla verità di quello che avea scritto, pianse.