Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/82

72 la grande giornata.

gando con lo sguardo il morente: poi intese, raccolse tutti i giornali, li tolse via. Subito il morente si placò. Morì un quarto d’ora dopo, senza soffrire, senza dire nulla, brancicando lieve lieve il lenzuolo: e una pace distese quei poveri tratti affaticati, la serenità augusta della morte nobilitò quel misero volto di lavoratore. Riccardo si mise a urlare di dolore: ma si vergognò dei vicini, tacque. Sopra un tavolino vi erano due lire e otto soldi, avanzo dell’ultima carta da cinque lire, cambiata al mattino: pietosamente la padrona di casa vestì il morto: non vi erano calze decenti da mettergli, Riccardo si cavò le sue che erano meno rattoppate. Il direttore dette centocinquanta lire per i funerali, i colleghi e i tipografi altre centoventi, per sottoscrizione, a piccole quote di cinque, di due lire, di cinquanta centesimi. Al seppellimento tutta la stampa intervenne, e qualcuno parlò dell’operaio umile e laborioso che era morto sul lavoro. Gli astanti pensavano, colpiti da neri presentimenti: e l’orfano guardò la terra discendere nella fossa, vestito di bigio, non avendo avuti i quattrini da pagarsi il lutto. Il direttore fu ancora più pietoso, per tre mesi dette cento lire il mese al giovanotto: dopo, gli procurò un posto di straordinario al ministero di agricoltura e commercio, in Roma. Tutti