Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/80

70 la grande giornata.

e trascurare questa bronchite, tossicchiando, con improvvisi abbassamenti di voce, mangiando pasticche di gomma, bevendo qualche cucchiaino di codeina per calmare l’irritazione, ma non tralasciando, ogni giorno, di far l’articolo di fondo e il capocronaca, di compilare i dispacci e di correggere le bozze. La tosse parve finita: ricominciò, dopo una cena all’aria aperta, allo Scoglio di Frisio, dove la stampa festeggiava un commediografo trionfante. Qualche giorno, ogni tanto, quando il raffreddore si addensava sui bronchi, Paolo Joanna lavorava in casa, in una camera mobiliata a Taverna Penta, avvolto in uno scialle da donna che la padrona di casa gli aveva prestato: e il figliuolo, chiuso con lui in camera, guardava scrivere il giornalista infermo dalla faccia accesa e dalla fronte bagnata di un lieve sudore freddo: talvolta Paolo si fermava, pallidissimo, nauseato da quell’odore d’inchiostro fresco. Appena si sentiva meglio, Paolo Joanna esciva, andava in ufficio, con un vecchio fazzoletto di seta rossa avvolto al collo: fermandosi solo per tossire, sospendendo il lavoro solo in quel quarto d’ora in cui gli entrava la febbre, ricominciando appena calmato il turbamento dell’accesso. Poi aveva lavorato in casa, in letto, sopra una tavoletta posata sulle ginocchia, ri-