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piccolo. | 67 |
tambulo del resto, non si accorgeva del tormento del suo bambino: e il piccolino non si lagnava, oppresso dal sonno, tenendosi lungo il muro per non vacillare. Le sue gambine lo portavano a mala pena, il sonno, prepotente, gli si era diffuso per tutta la persona: gli sembrava di camminare da ore e ore, senza mai arrivare, e nella piccola anima, esaurita di stanchezza, si formulava solo questo desiderio:
— Venisse la casa, venisse! —
A Toledo la discussione, vivace, era passata all’arte: alla Pignasecca, dove Paolo Joanna doveva voltare, si parlava del socialismo. Il Calabrese invitò Joanna ad accompagnarlo un po’ più su, sino a Piazza Dante, dove abitava: e il giornalista nottambulo stava per farlo:
“Oh papà!” disse lamentosamente, nel sonno, la povera creaturina.
E il padre fu tanto commosso da quella voce, che salutò in fretta il collega e si levò in collo il suo bambino — il quale si lasciò prendere e portare, addormentato sulla spalla del padre. Silenzio profondo nella Pignasecca — e l’aria un po’ umida della notte. Una carrozzella passò lentamente, ritirandosi alla stalla.
“Papà?” disse il bimbo, levando il capo.
“Riccardo?”
“Non hai più denari, è vero?”