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40 piccolo.


“Che credi che non ti vedo, Sciurillo? Adesso ti pigli quattro schiaffi!”

Caporaluccio, questa sera ti metto a mezza razione!”

In tutto quel chiasso di monelli impazienti che solo la voce di Capozzi arrivava ogni tanto a sedare, fra gli strilli, le canzoncine e i fischi, solo due di essi stavan quieti, appoggiati al muro. Erano un maschio e una femmina: fra gli otto e i dieci anni, fratello e sorella, si rassomigliavano tanto che parevano gemelli. La femmina, la sorellina, aveva un visetto scarno, dagli occhi vivissimi, con un treccione di capelli castagni mezzo disfatto sul collo: e sul vestitino di percallo scuro un grembiule di merinos, un fazzolettino di cotone al collo. Così il fratelluccio, anch’esso magro e pallidino, con l’aria un po’ femminile.

Senza parlare, mangiavano del pane e delle prugne gialline, piccoline, quelle che si vendono a sei un soldo: le prugne stavano nel grembiule della sorellina che le passava al fratello, invitandolo con gli occhi. Quando le prugne furono finite, la sorellina scosse il grembiule: il fratelluccio mangiava ancora il suo pane, guardandolo dopo ogni morso che vi dava. Ma allora i clamori cessarono: la distribuzione cominciava. Capozzi, assistito da un suo aiu-