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380 una catastrofe.

tutti i vecchi giubilati, tutti i vecchi ufficiali in riposo, tutti i vecchi operai pensionati: qualunque vecchiaia più umile, più poveretta, è migliore della mia!”

“Perchè non lo ammazzate il giornale?”

“Non posso.”

“Perchè?”

“È superiore alle mie forze: io mi sono battuto varie volte: io ho combattuto sui campi di battaglia, per l’Italia: io ho visto la morte, ma non ho il coraggio di ammazzare il giornale. Sono vigliacco.”

La voce era desolata: il tono era lugubre. Alla luce della stearica, la faccia di Riccardo Joanna sembrava più gialla e più floscia, le palpebre rossicce parevano sanguinanti, le tempie rade di capelli avevano riflessi di cranio dissotterrato: il vecchio giornalista pareva una rovina di uomo.

“Eppure.... eppure,” disse timidamente Antonio Amati, “qualche volta il Tempo non esce.”

“È vero, non esce. È una cosa terribile, ma non esce. Esce l’indomani, se ho quattrini. Una cosa terribile.”

“Come potete resistere?”

“Non so, la prima volta, sino all’ultimo momento, non ho creduto che fosse possibile: credevo nella Provvidenza, credevo che il ti-