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piccolo. 29


“È proprio necessario, papà, che ci vada io?” chiese poi, con voce fievole.

“Necessario, Riccardo mio,” rispose il padre.

“.... Ora vado, papà.”

E si avviò.

“Senti, Riccardo.”

“Che cosa?”

“Digli anche: Papà mio si raccomanda.”

“Niente altro?”

“No.”

“Vado, papà.”

Il bimbo bussò debolmente: una voce secca gli strillò di entrare. Paolo, mentre Riccardo era di là, volle rimettersi a scrivere, ma non potè, le mani gli tremavano. Quando la porta si chiuse, egli arrossì di vergogna sino ai capelli.

“Ecco, papà,” sussurrò Riccardo.

Gli pose sulla scrivania quattro rotoli bianchi, venti franchi in monete di rame.

“Bravo, Riccardo.”

Si chinò per baciare il figliuolo sulla guancia, ma il bimbo non potette più rattenersi, le lagrime gli gonfiarono gli occhi, egli si attaccò al collo del padre, dicendo fra i singhiozzi:

“Oh papà mio.... oh papà mio bello!...”

“Per carità, non piangere, mi fai dispe-