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una catastrofe. 351


“Buon giorno, direttore. Che le serve la cronaca, oggi?”

“Parrebbe,” disse profondamente Joanna.

“Mi dica la verità, tanto non faccio un lavoro inutile.”

“Il lavoro è sempre inutile,” soggiunse Joanna, con gli occhi socchiusi, con la sua aria di bronzo.

“Ce le avrebbe cinque lire, oggi, direttore? Ho la moglie di parto.”

“Quanti figli?”

“Cinque.”

“Non legge Malthus, lei?”

“No, direttore.”

“Fa bene, non legga mai nulla; e non scriva neppure.”

“Dunque, direttore?”

“Passi dall’amministratore.”

“Mi ha detto di venir da lei.”

“È uno sciocco. Buon giorno.”

E passò avanti con la sua aria principesca. Il cronista, colpito, non disse più nulla: ma scendendo per le scale, fischiettava di mala voglia. Nell’anticamera l’usciere dormiva, col capo sulle braccia.

“È venuta nessuna lettera di Sua Eccellenza?” domandò forte Joanna.