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una catastrofe. 337


Erano giunti al Caffè Cova: entrarono. Riccardo Joanna si era raddrizzato e teneva lo stuzzicadenti alle labbra. Buttato sopra un divano di velluto verde, col panciotto bianco che si arrotondava sulla pancia, misurando i quadrettini. Allo zucchero nella tazza del caffè, Riccardo Joanna aveva la cera di un felice della terra, di un perfetto gaudente.... Dei colleghi passarono: egli li salutò con un cenno superbo e condiscendente della mano.

“Altri giornalisti?”

“Sì, il direttore dell'Oggi.”

“Che.... mi pare.... è rivale del Tempo?

“Rivale.”

“Rivale sfortunato, naturalmente.”

“No, fortunato.”

“Oh!”

“Fortunatissimo.”

“E ciò le secca assai?”

“Mi ha seccato, ora non mi secca più.”

“E non odia quell’uomo?”

“Io? neppur per sogno. Non è un giornalista come me? Oggi tocca a me, domani a lui.”

“Non ci si è battuto in duello?”

“Sì, anche: e che perciò?”

“Quanti duelli ha avuti, signor Joanna?”

“Otto, o dieci, forse.”

“Beato lei!”