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una catastrofe. 329


“Come? L’ora che mi piace? A che ora va in macchina, il Tempo?

“Alle sette e mezzo, spesso: o in nessuna ora talvolta.”

“In nessuna ora?”

“Già.”

“Non intendo. Talvolta non va in macchina?”

“Talvolta.”

“E perchè?”

“Oh, per varie cause! Talvolta si sfascia una pagina, o il motore non va, o i nastri non afferrano la carta: o semplicemente il tipografo è di cattivo umore. Non ha mai letto, in cima al Tempo, la narrazione di uno di questi guasti, per cui il giornale non è giunto agli abbonati?”

“Ho letto, ho letto,” disse macchinalmente Antonio Amati, “ma non il malumore del tipografo.”

“Quello, no, naturalmente: ma è la causa più facile, veda: i tipografi sono assai nervosi, massime il sabato.”

“Vado a far l’articolo,” rispose, sempre più remissivamente Antonio Amati.

“Ci ha un Minghetti?

“No, un Virginia.”

“Me lo dia, tanto fa lo stesso.”

E si mise tacitamente a far ardere, sopra un fiammifero, la punta del Virginia. Antonio