Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/33


piccolo. 23


E Dolfin avanzava il piede e il ginocchio destro, Riccardo vi si arrampicava come uno scoiattolo, gli saliva sul petto, opprimendolo, tendeva le mani, afferrava la pesca, la mordeva.

‟Mangia anche tu, Alessandro.”

“Non ne voglio, mi fa male.”

“Tutto ti fa male a te?”

“Tutto.”

“A me nulla.”

Questo dialogo avveniva in cucina; una cucina fredda, coi fornelli spenti, senza un utensile: il focolare era coperto di grandi pacchi di Tempo, la resa: sotto l’arco, dove si conservava il carbone, vi erano certe scatole di caratteri tipografici consumati, corrosi, ma sempre un po’ umidicci, puzzolenti di antimonio; in un angolo certi strofinacci sudici. Sul muro, dove un tempo erano state le casseruole e vi avevano lasciato la loro orma rotonda, erano attaccate certe caricature rosse e nere del Pasquino, la Francia con la cresta di gallo, Bismarck coi tre capelli ritti sul cranio, Depretis con la barba fluente di un Fiume. Ivi Alessandro Dolfin oziava un pochetto, facendosi arrampicare addosso il bambino, parlandogli affettuosamente in quel molle dialetto veneziano, soddisfacendo quel bisogno di tenerezza che immalinconiva quel giovinottone am-