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312 eldorado.

di tutti, non discutendo mai con nessuno, dando ragione a tutti quanti. Joanna, che lo conosceva, sedette di rimpetto a lui, a quel bel signore, dalla barba bianca, che aveva in sè qualche cosa della pace serena orientale — e parlarono placidamente, mangiando, di molte cose, di teatri, di attrici, di ballerine, di politica, anche, trovandosi quasi sempre d’accordo o cedendo l’uno all’altro, cortesemente, quando non erano d’accordo. Una gran quiete ricca era in quella stanzetta chiusa al freddo e ai rumori della strada, e per Riccardo Joanna il suo commensale Marco Farina era il tipo del borghese felice, lontano da tutte le agitazioni, fuggito dalla battaglia, dilettandosi della vita, in silenzio. E alle frutta, nella naturale tenerezza della digestione che cominciava, Riccardo Joanna vide in Marco Farina tutto il suo avvenire, molti anni di pace, la vita ricca e taciturna, la rinunzia a tutti i turbamenti, a tutte le amarezze.

“L’onorevole Bolognetti è fuori, in carrozza, che l’aspetta,” gli disse sottovoce il cameriere.

“Vengo,” disse Joanna.

La carrozza voltò per Piazza di Spagna, senza che il deputato avesse dato nessun ordine al cocchiere.

“Ebbene, Joanna, vi decidete?”