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eldorado. 303

ricordo, da questa storia semplice e funebre, nasceva, egoisticamente, un senso di piacere e di superbia, la distanza enorme fra il piccolo e umile giornale di trent’anni prima e questo fiero Tempo, ricco e diffuso, organizzato come una vasta e solida associazione di forze. Egli pensava al modesto e oscuro lavoro quotidiano di suo padre, che appena gli fruttava il pane: e lo paragonava a queste cifre di milioni, sonanti, brutali, che egli aveva dette a Bolognetti e agli amici.

“Povero padre, povero padre,” disse sottovoce, come se lo avesse lì presente e volesse carezzarlo con la voce e col gesto.

Ma anche da questo compatimento una novella superbia sorgeva, l’ammirazione di sè, della sua opera. Avrebbe voluto averlo colà, il povero padre che era stato così povero, così infelice, averlo colà quieto e sereno, in quello stanzone severamente mobiliato di velluto bigio e di legno quercia, per fargli ammirare il Tempo, il giornale dei tempi nuovi, il giornale dell’avvenire, per farsi dare dal padre il bacio commosso dell’orgoglio paterno. E forse domani doveva disfarsene, così, come di un cencio inutile, di questo giornale che era il trionfo della sua vita tribolata.... come avrebbe potuto rinunziare?