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282 eldorado.


— Se dessi tre romanzi, invece di due? — pensava.

— Bussarono discretamente alla porta; era Colombani, il segretario della direzione, un impiegato, non un giornalista, di cui il doppio incarico era di scrivere talvolta qualche lettera ufficiale per conto di Joanna, ma quotidianamente doveva leggere tutti i giornali italiani e metter da parte tutti quelli che dicevano bene o male del Tempo. Era del resto un impiegato ignorante, zelante, molto preciso, che quietamente segnava di rosso gli articoli che parlavano male del Tempo, e di azzurro quelli che ne parlavan bene, portando ogni giorno, con un sorriso d’impiegato soddisfatto, questo fascio di giornali a Riccardo Joanna:

“Molti rossi, oggi, Colombani?”

“Abbastanza, abbastanza, da qualche tempo. Il Corriere di Piacenza ha tre colonne.”

“Frati ha buon tempo,” disse ridendo Joanna.

“Se la piglia con lei personalmente,” soggiunse l’altro, con un risolino di compiacenza, da stupido.

“Al solito,” e si strinse nelle spalle.

“Vi è nulla da scrivere, signor direttore?”

“Nulla, andate pure, Colombani.”

Il segretario uscì. Malgrado l’acre desiderio che aveva di leggere il Corriere di Piacenza,