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280 eldorado.


“Le assicuro di no, signore,” disse duramente Joanna.

Il candidato tacque, scorato. Joanna pensava:

“Lei conosce molta gente, signor Cimaglia?” chiese poi.

“Ben poca, sa, mi tengo da parte....”

“Il prefetto, il questore, li conosce?”

“Nossignore; forse loro, probabilmente, conosceranno me.”

“Ha pratica dei ministeri?”

“Per nulla, i travetti mi sono odiosi, uno scrittore come me, capirà....”

“Senta, signor Cimaglia, io non ho bisogno nè di erudizione, nè di novelle, nè di versi. Mi occorre un reporter, un nuovo e buon reporter, che vada, venga, si ficchi dappertutto, sappia tutto, precisamente.”

“E questo reporter che cosa scrive?” domandò Cimaglia, come inebetito.

“Niente. Scrive il cronista, sulle notizie del reporter.”

“Credo.... credo di non poter fare tale mestiere,” e accentuò la parola con un certo disprezzo.

“Lo credo anche io,” soggiunse Riccardo, con una ironia profonda.

“Scusi tanto; buon giorno, signore.”

“Buon giorno.”