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il quarto d’ora di rabelais. 271

con indifferenza. A ogni sguardo, a ogni parola di quelli che lo attorniavano, sentiva una nuova dissuasione dalla morte, e la ribatteva in sè, dicendosi che doveva morire, senza nessuna sensazione troppo viva. Solamente la fatica di quella giornata terribile gli penetrava nelle ossa, fiaccandolo. Pensò: — Come farò a stare sveglio sino all’alba? — E lungamente, meditò se dovesse dormire, prima. Intanto, per non farsi prendere dal sonno, ricominciò a passeggiare. Tutti i gruppi s’erano riuniti in un angolo del salotto: parlavano a bassa voce, mentre Joanna passeggiava: parlavano di lui, della sua sorte, apertamente, tutti, non facendosi più illusioni.

“Ma se mi ha detto che vuole andare a cercar fondi pel giornale? Spera sempre,” disse il deputato.

“Non gli credete,” disse Frati: “deve avere la pistola in saccoccia: ne manca una, in redazione: io non ci avevo pensato.”

“Lasciamolo stare,” consigliò piano Bertarelli.

“Sei pazzo?” urlò piano Stresa, furioso. “Io avvertirei la Questura.”

“Non lo abbandoniamo. Stiamo con lui tutta la notte,” disse Frati: “domattina lo accompagneremo alla stazione. Vedremo. Forse si calmerà.”