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268 il quarto d’ora di rabelais.

tranquilla. A un tratto Wood gli disse bruscamente, lealmente, non sapendo più oltre sopportare quella falsa ipocrisia che non ingannava nessuno, quell’allontanare il discorso dalle cose che tutti pensavano, che tormentavano tutti gli spiriti:

“Non avete più denari? Ammazzate il giornale.”

“Così fanno in Inghilterra?” domandò Riccardo, non persuaso, sorridendo.

“Certamente.”

“Noi siamo più sentimentali.”

“Allora scrivete delle poesie.”

“Non avrete torto; ma oramai ci sono; che volete che faccia?”

“Smettete. Non avete mai comprato rendita turca?”

“No,” disse Riccardo col suo brutto sorriso.

“Fingete d’averla comprata, e di vedervela morire in mano, buttatela via.”

“E poi?”

“Poi, quando sarà il momento, quando la rendita turca risalirà, ne ricomprerete: farete un altro giornale.”

“Sentite, Joanna,” disse il deputato Sinibaldi, alzandosi e traendosi Joanna nel vano della finestra. Gli fece un discorso lungo, pieno di saviezza, pieno di bontà affettuosa: gli voleva