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il quarto d’ora di rabelais. 263


“Non hai notato nulla di straordinario? Non t’ha chiesto nulla?”

“La posta.”

“È venuto il proto?”

“Non ancora.”

“E la cronaca chi l’ha fatta?”

“Non so. Sordini ha lasciato le notizie sul tavolino del signor Frati.”

“Non t’ha data nessuna commissione il direttore?”

“Sì, mi ha mandato a comperare delle capsule.”

“Che capsule? Dal farmacista?”

“No, dal tabaccaio: capsule di fucile.”

Stresa s’accostò vivamente all’uscio del salotto, senza entrare, e chiamò:

“Frati!”

“Che c’è?” disse Frati, venendo premurosamente.

“C’è un guaio,” disse Stresa; e narrò il fatto delle capsule.

Frati diventò bianco.

“L’affare è serio. Come facciamo?”

“Io esco,” disse Stresa, “vado a cercare qualcuno: qui ci vuole una risoluzione disperata.”

E mentr’egli spalancava la porta per uscire, apparve sul pianerottolo Palumbo, il cronista