Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/27


piccolo. 17


“Papà ha pianto quando mammà è morta, a Milano,” diceva il bambino, con un accento da trasognato.

“Mammà vostra doveva essere bella.”

“Era bella assai, bella assai,” continuava il piccolo, con la sua aria di sonnambulo.

Quando entrava un signore per prendere un abbonamento, Riccardo taceva, mentre il gobbettino scriveva con la sua larga e chiara calligrafia, staccava la ricevuta nettamente e salutava con un sorriso il nuovo abbonato. Quel giorno don Domenico era in collera con una macchia d’inchiostro cascata sulla pagina bianca di un registro, e col capo abbassato, con la gobba quasi fatta più prominente per l’attenzione, strofinava, strofinava con la gomma per cancellare quella macchia. E tutto preso dalla sua smania di pulizia, il gobbetto non gli dava retta, a Riccardo, che gli voleva raccontare come il papà di Giroflè, al Circo Nazionale, rassomigliava a lui, don Domenico.

“Don Domè?...” disse Riccardo.

“Ah?” fece quello, senza levare la testa.

“Don Domè, non vi voglio più bene.”

“Aspettate, aspettate, signorino mio, ora parleremo.”

Ma Riccardo si era seccato: aveva voltate le spalle e se n’era andato nella stanzetta se-