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il quarto d’ora di rabelais. 257

sonalmente, non può far nulla. Le millecinquecento lire che diede a Joanna, in principio, gli sono state rinfacciate. Poi non può nemmeno aiutarlo indirettamente, col pretesto di affidargli un lavoro: gli articoli di Frati sono stati troppo virulenti, la cosa si saprebbe subito. Del resto il fondo delle spese eventuali era tutto impegnato.”

Joanna entrava con Frati nel salotto, ciascuno con due bottiglie in mano.

“E gli altri?” domandò Riccardo.

“Vengono,” rispose Stresa, alzandosi a prendere una bottiglia di mano a Frati.

Il salotto era comune: aveva un’aria borghese, ma poco casalinga, ma niente affatto intima. Già la polvere era penetrata nella iuta, già la vecchiaia prendeva quei mobili recenti. Sulle poltroncine stavano dispersi dei volumi di relazioni dell’Ufficio di Statistica, sul pianoforte era una confusione di carte di musica e di giornali, le molle dei canapè già cominciavano a fiaccarsi per l’abitudine dei redattori di starvi sopra distesi.

Stresa fece un cenno a Frati che chinò la testa e porse l’orecchio:

“Che t’ha detto?”

“Niente. Vuole che beviamo insieme le ultime bottiglie.”