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256 il quarto d’ora di rabelais.

avevano fatto chiamare, e che lo aspettavano fuori del Teatro Valle, “io credo che bisognerebbe persuaderlo a far cessare il giornale: può accadere una disgrazia.”

“A ogni buon fine gli ho portato via il revolver,” disse Frati.

Entrando nell’ufficio, lo trovarono tutto illuminato. Riccardo stava prendendo da un armadio le ultime bottiglie di quello sciagurato kummel ch’era servito a festeggiare le prime settimane del giornale, e che gli aveva procacciata l’ultima stilettata. Pareva tranquillissimo. Frati si fermò vicino a lui, gli altri due andarono nel salotto, a seguitare un racconto che Malgagno aveva cominciato da dieci minuti, e che pareva eterno.

“Il Ministro pranzava alle Venete, col Segretario generale dei Lavori pubblici, col Direttore della Banca Nazionale, col Presidente della Società d’Assicurazioni Veneta. L’ho fatto chiamare dal cameriere, per non parlargli davanti a quegli altri. Gli ho parlato lungamente, ho fatto di tutto per persuaderlo. È stato inutile. Depretis è seccato dell’Uomo che ride, s’è accorto che non può tirare avanti, preferisce lasciarlo morire: se lo aiuta a rimettersi in gambe, teme che da un momento all’altro ritorni all’attacco. Quanto a lui per-