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220 il quarto d’ora di rabelais.


“Aspetta che ti do i conti; oggi ho dovuto far io da amministratore.”

Frati si cercò nella tasca e ne trasse un pezzetto di carta che spiegò sulla pagina umida dell’Uomo che ride.

“Ho dovuto dare i quindici franchi dell’articolo a Bertarelli: quell’animale non consegna le ultime cartelle se non ha avuto i quattrini. Il gerente doveva avere sei lire e mezzo per dispacci che tu hai mandati. La vedova Baracconi è venuta a chiedere i cinque franchi mandatile ieri da Trieste, e che l’amministratore aveva impiegato altrimenti: fanno 26.50; il conto di Gardini, eccolo;” e Frati tese a Joanna un altro pezzettaccio di carta tutto sporco sul quale il rivenditore aveva segnato col lapis il risultato della vendita di quel giorno: Ottanta dozzine Uomo, L. 28.80.

“Restano due lire e sei soldi,” concluse Frati.

Joanna, che aveva ascoltato distrattamente la triste aritmetica di Frati, fece un meccanico cenno affermativo col capo, Bagatti gli pose le due mani sulle spalle:

“Io ti saluto, o insigne campione della libertà della stampa. La tua penna sfonda le tenebre dell’oscurantismo, tu sei il gran poeta parlamentare. Il paese reclama la tua splendida parola alla Camera, perchè metta in fuga i vili