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202 i capelli di sansone.

e dai sorrisi delle donne, un’onda di letizia venne a Riccardo Joanna. Perduto nell’ombra di una portiera di velluto, egli sentiva il suo spirito liberarsi da tutte le preoccupazioni, purificarsi da ogni miseria. Questo, questo era il suo ambiente, fra l’intenso magistero del lusso, fra la bellezza femminile, diversamente trionfante, fra gli ondeggiamenti della nobile arte musicale. Giammai, come in quella sera, erano giunte a lui impressioni così complesse e complete, così perfette: e Riccardo si concentrava nell’attenzione, godendo di un alto acutissimo piacere spirituale; alla fine, dopo tanto travaglio, dopo così varia fortuna, in quel giorno, il poeta ritrovava realizzato il mondo dei suoi sogni.

“Buona sera,” disse sottovoce a donna Tecla Spada, mentre la musica finiva.

“Eccola qua, signor poeta: così non mi si è potuta rapire all’Apollo questa sera!”

“Per mia fortuna, contessa. Ho troppa paura per fuggire con lei.”

“Paura? Noi possiamo ardere, signore, bruciare non mai.”

“Manca un pompiere nel mio cuore, contessa.”

“Lo chieda alla sua serva. E poi l’Apollo ha il Tevere vicino.”