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144 i capelli di sansone.

di una melanconica e sentimentale ammirazione, gli mandava una novellina, Fior di mughetto, sperando che egli la leggesse, e cercasse di farla pubblicare nello spiritoso Quasimodo; un suo amico di Napoli gli scriveva una cartolina domandandogli se era possibile trovar lavoro letterario e giornalistico in Roma. Già rasserenato a quel mite soffio di adulazione, Riccardo sorrideva: malgrado il continuo incensamento che da due anni gli facevano il pubblico e la critica ed i colleghi giornalisti, egli non era ancora disgustato dall’adulazione, era ancora quella una carezza soave che gli calmava i nervi. Con un puerile moto di vanità lasciò lettere e cartoline sulla scrivania, perchè i redattori del Quasimodo potessero leggerle, e schiuse un giornale della sera innanzi, mandato al suo indirizzo: non intendeva bene perchè glielo avessero mandato. E guardandolo con l’occhio giornalistico, scorse subito un segno rosso accanto ad un annunzio del concerto di Beniamino Cesi, per le due, alla Sala Dante: e trasalì di piacere. Doveva esser lei, proprio lei, la taciturna pensosa signora Caterina, dal volto di perla, dalle labbra sottili d’un tono di rosa morta, che non sapeva sorridere, che non voleva amare, ma che chinava il volto quando dal pianoforte toccato da mano appassionata uscivano i