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142 i capelli di sansone.

occhi azzurri pieni di languore, dalle palpebre livide cariche di stanchezza, dal fine mustacchio castagno sopra una bocca ancora fresca e rossa, dalle mani bianche femminili, ma tenaci come l’acciaio.

“Ci sono lettere per me?” domandò il bel giornalista con la sua voce infranta da una grande lassezza.

“Un mucchio,” e crollò filosoficamente le spalle, come compiangendo coloro che ancora scrivono delle lettere.

Riccardo scavalcò le spazzature ed entrò nella redazione, vuota, dove si sentiva forte ed acre l’odore della polvere smossa e quello dell’inchiostro di stamperia già rancido. In una cartella di metallo a compartimenti vi era un fascio di roba al suo indirizzo. In una busta gialla vi era un biglietto rosso con cui si avvertiva Riccardo Joanna che poteva pagare sino all’una pomeridiana del giorno seguente, al banco Savelli, l'effetto di lire mille che scadeva in quel giorno. Leggendo quell’avviso, mezzo stampato, mezzo manoscritto, stando solo in quella stanza dalla luce grigiastra, il volto di Riccardo Joanna si decompose.

“Banco Savelli,” ripetè piano.

E all’idea tormentosa di quelle mille lire che non avrebbe mai potuto pagare l’indomani,