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e buono, si lavò, si pettinò, si vestì col suo bel vestito nuovo, calzoncini al ginocchio, giacchettina, grande colletto di trina e cravatta di seta rossa: era il vestito nuovo che presto sarebbe diventato vecchio, a furia di portarlo ogni giorno, dalla mattina. E sull’uscio, preso a un tratto da una impazienza nervosa, si mise a gridare:
“O Marià! O Marià!”
La serva accorse, dal fondo della cucina, dove spremeva il sugo di pomodoro per i maccheroni della padrona di casa: aveva le mani rosse sino all’avambraccio.
“Voglio la colazione,” disse il bimbo, levando sulla serva i suoi occhioni azzurri e pensosi.
“Che volete, per colazione?”
“Una bella cosa: una cosa bella assai,” disse lui, come sognando una ghiottoneria.
“Ditemela, signorino mio: e Marianna ve la fa. Volete una bella frittatina di due uova?”
“No, no, voglio una bella cosa.”
“Volete un’insalatella di patate e tonno?”
“No, no,” fece il bimbo, con la cera nauseata.
“Volete dei maccheroni col pomodoro?”
“No, no, no,” fece Riccardo, irritato, battendo i piedi in terra.