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132 la grande giornata.

cavò l’articolo di tasca, lo consegnò all’usciere e gli disse:

“Giovanni, manderete questo con l’altro originale in tipografia. Io poi passerò alle quattro per la correzione.”

“Che bella cosa, che bella cosa!” andava esclamando Brandi, mentre scendevano dal giornale.

Mentre facevano colazione, al Falcone, dove andavano qualche volta, alla domenica o nei giorni di paga, Riccardo Joanna ebbe la bontà di spiegare a Vincenzo Brandi molte cose oscure del giornalismo: e costui, che si era sempre lagnato del silenzio del suo amico, che gli aveva sempre rimproverato la sua musoneria, lo ascoltava, tutto beato, deliziandosi all’aspetto di quei mondi che la parola del suo amico gli schiudeva, pensando quante cose sieno impenetrabili nella vita e superiori alle nostre forze. La colazione si prolungava, amichevolmente, nelle mutue confidenze, perchè Vincenzo Brandi, per ricambiare la bontà di Riccardo Joanna, gli veniva raccontando tutti i suoi progetti per l’avvenire, e i concorsi in cui contava di riescire, e la ragazza che voleva sposare, fra un paio di anni, se essa aveva la pazienza di aspettarlo.

“Anzi voglio fartela vedere, vieni con me,”