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130 la grande giornata.

cuno avesse sospirato accanto a lui. Senza rileggere, senza numerare le cartelle, senza raccoglierle come erano disperse, si spogliò in fretta, spense il lume e si addormentò subito, senza pensieri, senza sogni.

“Perdio! che sonno,” disse Brandi, all’indomani, entrando nella stanza di Joanna. “Per fortuna che è domenica. Sono già venuto alle nove, che! Sua Eccellenza non ha risposto.”

Riccardo sorrise languidamente, non alzandosi ancora, godendosi il calduccio delle lenzuola.

“Hai lavorato molto?”

“Molto.”

“Sino a che ora?”

“Alle tre, credo.”

“Mi lasci leggere?”

“No, non serve.”

“Leggerò stasera, allora. Vestiti e andiamo a portare l’articolo al giornale.”

Senza turbarsi punto, come se Brandi gli avesse proposto la più naturale delle cose, Riccardo Joanna si alzò, si vestì, arruffò la sua nera chioma ricciuta di cui era un po’ fiero, mise una cravatta di raso nero, poichè egli si sacrificava in tutto, salvo che nel vestito. Gravemente, ma con la disinvoltura di un giornalista provetto, egli rilesse il suo articolo, ag-