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4 piccolo.


‟.... Io..., non importa. Faccio colazione fuori, sono invitato,” soggiunse.

“A che ora vi debbo portare il signorino don Riccardo?”

“Portamelo in ufficio, alle due. Ti raccomando questa creatura, Marià.”

“Non dubitate, non dubitate,” mormorò lei.

Paolo Joanna se ne andò, contando e ricontando nel taschino i venti centesimi che gli erano rimasti, per comperare due sigari virginia. La serva prese la tazza sporca e se ne andò, richiudendo pianamente la porta. Erano le undici e mezzo quando il piccolo Riccardo si svegliò, il sole meridiano entrava nella camera, si allungava sui mattoni rossastri, illuminava tutta la povera decenza di quella stanza mobiliata: egli si rizzò sul letto, senza meravigliarsi di esser solo, senza chiamar nessuno, balzò in terra, in camicia, scalzo, si dette a cercare le calzette e le scarpette. Una calzettina aveva un buco al tallone, egli la stirò per ficcarla dentro la scarpetta e intanto canticchiava, come un grande:

“Tu, tu, tu....”

Ogni volta che incontrava un giornale sotto i piedi, lo scartava con un atto di fastidio, o vi passeggiava sopra, come se fosse un tappeto. Solo solo, come un piccolo essere ragionevole