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124 la grande giornata.

timentali i borghesi della platea e il popolo del lubbione: i palchi, quieti, si astenevano. Vi era di tutto, nella commedia: la tesi del divorzio, l’emancipazione della donna, la tirata contro i seduttori, la tirata contro i preti, quella contro i potenti — e vi era il solito deputato frivolo e imbroglione, il solito giornalista imbecille e velenoso, una ragazza pura, un giovanotto virtuoso e tentato, una donna non virtuosa e tentatrice, infine l’antica miscela, la combinazione triviale dei vecchi elementi, un tritume, una rifrittura graveolente. In fondo, vi furono ancora degli applausi: ma gli spettatori delle poltrone e dei palchi si astennero. Sotto l’atrio Riccardo accese il suo sigaro a quello di Brandi e si avviarono insieme. Brandi era ancora tutto commosso:

“L’autore di questa commedia è un uomo di grande ingegno,” esclamò l’impiegato postale.

“Tu sei una bestia,” gli rispose tranquillamente Riccardo.

“Sarà....” fece l’altro, un po’ scosso.

“Chi trova bella questa commedia è una bestia, caro mio.”

“Già tu sei infallibile come il papa....” disse sottovoce il Brandi.

“Non sono io infallibile, è l’autore che è un asino.”