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la grande giornata. 119


L’indomani, quietamente, comprò un foglio di carta bollata e fece una domanda al ministero di agricoltura per essere ammesso a un concorso per posti di vice—segretario. L’esame si doveva fare in febbraio, e in quei tempi non si chiedeva molto agli impiegati: d’altronde il suo lavoro come straordinario era già un titolo. Le ricerche per avere la fede di nascita, le altre carte necessarie, certe pratiche, l’andare e venire, distrassero Riccardo Joanna dalla ruina che era avvenuta nelle sue speranze. Nelle ore di libertà, adesso, invece di legger giornali e di discutere pei caffè, studiava le materie del programma, voleva almeno riescire in questo, poichè il suo destino voleva così: e già vedeva il suo lento progresso burocratico, quel salire duro e stentato, ma sicuro, quell’orizzonte breve, ma accessibile. Con un paio di altri giovanotti che pure si preparavano a questo concorso, si vedevano, nelle ore di libertà, e tenevano conferenze sulle materie dell’esame, passeggiando talvolta, o anche a pranzo, tenendo sempre lo spirito occupato, non volendo pensare ad altro, non volendo mai distrarsi. Faceva sempre il suo lavoro di correzione, ma ora se ne sbrigava molto più presto, con una certa fretta di andarsene, senza badar più a quello che leggeva. Era arrivato finalmente a vedere Fantasio, un