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la grande giornata. 113

e temprato, un amico serio e affettuoso, sagace nel consiglio, virile nell’ammaestramento: egli invocava l’amica ideale, parola amorosa e voce toccante, opra gentile e sguardo ammaliatore, pietà muliebre vestita di velluto e spirante profumi, affetto sentimentale, vergato in una calligrafia delicata, sopra una carta bizzarra, bizzarramente cifrata. Alla debolezza del suo cuore non era necessaria un’affezione salda ma severa, pronta all’aiuto come al biasimo rigeneratore: egli aveva bisogno della compassione femminile che ha una scusa per tutti gli errori, che ha un perdono per tutti i peccati. L’amico vi offre la mano leale e l’opera sua: ma la donna è sempre più vicina al vostro cuore, essa non può far nulla, ma piange con voi. Riccardo aveva la nostalgia di un lungo pianto femminile unito al suo, un lungo pianto dolcissimo e puro che si portasse via le amarezze accumulate da anni.

Nella crisi di tenerezza che lo invadeva, ogni apparenza muliebre suscitava la sua fantasia. Un paio di occhi socchiusi dietro una leggiera veletta nera; un sorriso fuggitivo che arcuava gentilmente un labbro sottile; un piede snello che appena appena toccava il marciapiede; una testina intravveduta dietro i cristalli di una carrozza fuggente; qualche ombra