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100 la grande giornata.

salvo quel che pensa e quel che dice Riccardo Joanna!”

Un altro gli chiese:

“È vero che il ministro degli esteri avrà un voto di sfiducia al suo bilancio?”

“Io non lo so,” rispose Riccardo, seccato assai.

“Non vuoi dirlo. Tutti così, voialtri giornalisti!”

Il suo cómpito di correttore continuò, quotidiano, in quel camerottino solitario, sotto gli occhi rotondi e spiritati della grossa Italia del calendario, senza incidenti, senza che mai nessuno venisse a visitarlo, senza che egli conoscesse neppur uno della redazione. Ogni tanto il redattore capo, il bell’uomo a cui era mancato il pubblico, perchè diventasse un Girardin, tanti erano i giornali che aveva fondati e di cui si era felicemente disfatto, entrava nel camerotto e raccomandava certe correzioni a Riccardo, gli a capo, massimamente: il lettore si stanca della prosa unita, fitta — e usciva via subito, chiamato dal lavoro. Di là, Riccardo udiva spesso un grande andirivieni, talvolta arrivavano a lui discorsi e risate, discorsi dove l’accento toscano vivacissimo superava qualche pronuncia napoletana o lombarda: ma non ardiva andare di là senza essere chiamato, non