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Anche adesso, in questa notte di inquietudine, di dubbio, di tristezza, la sua storia, riapparsa in tutta la sua precisione, non le era sembrata la sua, ma quella di un’altra: le parole che le erano sfuggite, non erano partite da lei, ma da un’altra persona, che era vissuta, nel passato, che era sparita, nel presente. Ella si era liberata, in Gesù. Non certo, aveva avuto le crisi mistiche della Grande Carmelitana, nè i trasporti di Santa Caterina, nè le estasi di suora Luvidina: la sua fede era stata breve, circoscritta, modesta, continua; e la sua fede, così come era stata, le aveva data la liberazione.

Si levò dalla terra su cui era inginocchiata, con le membra indolenzite. La sua tristezza era diventata mortale. Nulla del passato l’addolorava più: nulla poteva addolorarla di quel che era stato. Ma era mortalmente triste. Giovane, battuta dai