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— Io mi chiamo Luisa Bevilacqua.

Un silenzio.

— Mangiate la vostra carne, — disse la giovane.

Con mani tremolanti, la vecchia afferrò il coltello e la forchetta e si diede a tagliare la sua carne: la giovane la guardava, commossa, con l’interesse vano e inane che si prova innanzi a un caso straziante e sorprendente, ma a cui nulla si può fare. Poi, una novella curiosità la punse, mentre la vecchia sminuzzava il suo pezzo di carne.

— Ditemi: non avevate un altro nome, in convento?

L’altra si fermò dal tagliare e stette pensosa.

— Non portavate un altro nome? Un nome di religione?

La vecchia taceva. Non, forse, il viso si era cosparso del pallor plumbeo delle creature vecchissime?