Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 344 — |
Adesso, tutti i pezzenti mangiavano la loro fetta di timballo di maccheroni. Alla espressione di confusione e di umiliazione, un’altra se ne sostituiva, tutta materiale, tutta fisica: quella di una lunga fame mai completamente sazia e che stava per saziarsi, almeno per un giorno: quella di un palato lungamente disabituato da cibi succosi e copiosi e che poteva, per una volta, sentire il sapore di una pietanza gustosa. L’espressione dei volti diventò anche più volgare, anche più bassa, in quel lento divoramento di cibo, fatto da mascelle di vecchi, di malati, di esseri deboli; qualcuno mangiava voracemente, senza guardarsi intorno, come una bestia affamata che trangugia il suo pasto, nel cantuccio della sua tana; qualcuno masticava rumorosamente, in fretta, facendosi rosso per inghiottire troppo presto; qualcuno, con la forchetta, golosamente ricer-