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trosa, come schiva: e si appoggiava sull’artistico manico del suo ombrellino, un manico di oro, tutto disseminato di piccole turchesi. Essa vedeva entrare i poveri ad uno ad uno, e restare in gruppo, a mano dritta, a mano sinistra, ed inarcava le sottili, gentili sopracciglia castane, come per un crescente stupore. Due volte, ella portò la mano guantata alla bocca. Odorava una fialetta di cristallo smerigliato bianco, dal coverchio formato da una grossa opale tutta circondata di diamanti: aspirava gli effluvi sani e vivificanti dell’aceto inglese.
Del resto, altre persone vi erano nella sala. Sulle gallerie del primo piano sbucavano teste di signore, di uomini, di bimbi che guardavano giù, con una curiosità grande. Erano famiglie di consiglieri comunali, di grandi elettori, d’impiegati municipali che, non avendo nulla