mento. Tutti i signori in tuba e redingote si misero, in due file, sulla porta di entrata del palazzo di Tarsia, sul peristilio, persino nella via, fiancheggiati da alcune guardie di pubblica sicurezza, da qualche guardia municipale e da quattro carabinieri: dall’altra parte, i pezzenti, maschi e femmine, si avviarono verso quella porta, chi camminando presto, chi trascinandosi appena, secondo la loro età, i loro acciacchi, le loro malattie. Ognuno di essi, maschio o femmina, portava nelle mani un cartoncino bianco, su cui era stampato: pranzo per i poveri, e il posto e l’ora e lo stemma del Municipio di Napoli, che, per festeggiare la Pasqua di Risurrezione, dava pranzo a trecento mendicanti, centocinquanta uomini e centocinquanta donne. Con grande garbo, anzi con la esagerazione del garbo, quattro signori, in tuba e redingote, due da un