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un parlottar concitato, un affrettarsi di esclamazioni fra ironiche e rabbiose, un andare e venire di passi. Donna Carminella, immobile, rigida, vinta anche essa da un terrore che non giungeva più a nascondere, tendeva l’orecchio, ma non osava muoversi dal centro di quella stanza. Tutte sembravano impietrite: e le due bimbe avevano nascosto il viso sul petto della madre, chiudendo gli occhi.
Di nuovo, la porta si aprì: entrò il delegato seguìto da due guardie in divisa. Il delegato era un giovanotto trentenne, alto, con un paio di mustacchi sottili, di lineamenti non brutti, ma con un’aria così dura di sbirro, con un aspetto così seccato e irritato di quelle visite, a quell’ora, che tutto il suo viso ne diventava ripugnante. Senza salutare nessuno, si avvicinò al letto di Fortunatina, la serva: costei lo guardava, senza fiato, pallidissima.