Un lumicino fioco ardeva nella prima stanza della
locanda; un altro ne ardeva nella seconda: e s’intravvedeva, al loro
piccolo chiarore, l’abbandono, simile alla morte, di coloro che erano
venuti a cadere là, immersi in un sonno di piombo, dopo una giornata di
vagabondaggio di lavoro, di fame, di stenti, forse dopo una giornata di
vizio. Come cadaveri giacevano su quei sozzi e duri letti, ravvolti
nelle coperte grigiastre e sporche che migliaia di corpi avevano
coperto, ravvolti nelle aspre e male odoranti lenzuola, col capo immerso
nel magro guanciale, come cadaveri, buttati lì, in un torpore, donde
solo il respiro affannoso di qualcuno, il russar grave di qualche altro,
il russare stridulo di un terzo, dava segno di vita, rompendo il
silenzio. Vi era, nell’aria, un cattivo odore umano di corpi sporchi, di
fiati graveo-