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Che possiamo fare più, per aiutarci? Siamo morti, suor Giovanna mia!

— Beati loro, i morti in grazia di Dio! — soggiunse, con un profondo sospiro, la monaca. — E dove è, ora, vostro figlio?

— È sul suo letto, povero ragazzo mio. Ho mandato a chiamare un dottore, io, quando l’ho visto svenuto: era nel cortile, per fortuna, questo medico, venuto per le altre disgrazie del palazzo. E gli ha dato del cognac, in una tazza di camomilla. Abbiamo pianto insieme, Errico mio ed io, abbracciati. Io l’ho cullato, zi monaca, come quando era piccolo piccolo e lo tenevo, in collo, nelle fasce, e non voleva dormire, la notte. L’ho cullato un’altra volta, a ventiquattro anni, come se avesse pochi mesi, e mi si è addormentato addosso, dopo tanto spasimo, e l’ho posato piano piano sul suo guan-