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un giovanotto simile, così bravo, così buono, capace d’insegnar la medicina a mille studenti e a mille professori: riprovato, riprovato in due materie!
— Ma come è stato? — domandò, confusa, triste, suor Giovanna della Croce.
— Ingiustizie, ingiustizie! Due assassini di professori, due bestie infami, due carnefici stupidi, zi monaca mia! Ah è una cosa da morire, da morire!
— Non vi è rimedio, è vero? — soggiunse timidamente, tristemente la monaca.
— Che rimedio! Che rimedio! La borsa finisce con questo mese di luglio e a un riprovato, come il mio povero Errico, chi darà più niente? Come aspetteremo un altro anno? Di che vivremo? Come pagheremo la casa, come mangeremo?
Convulsamente suor Giovanna della Croce strinse le mani sul petto, come se vi avesse ricevuta una ferita.