Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 253 — |
questo, che è peggio! È peggio! Scampate l’anima, almeno!
— Ah, sorella mia, sorella mia! — gridò donna Costanza, dando in un impetuoso scoppio di pianto.
Era un pianto ardente, rude, che scuoteva tutta quella complessione di donna avvezza alle pesanti fatiche, ai diuturni sacrificii, alle abnegazioni fisiche e morali: erano lacrime roventi sull’orrendo viso sconvolto dallo spasimo. Suor Giovanna della Croce si era fatta anche più smorta, nello scarno volto oramai solcato da mille rughe: e lasciando piangere donna Costanza, comprendendo che quello sfogo era necessario, era salutare, aveva, due o tre volte, con fervore, baciato il Crocifisso sospeso al suo rosario.
— Ditemi che è, donna Costanza, — soggiunse, come la vide più calma.
— Una rovina, zi monaca, una vera ro-