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di alcuni che salivano e scendevano. Veramente, a capo chino, a spalle curve, reggendosi alla ringhiera di ferro delle scale, la monaca era salita, a stento, a quel primo piano, ove ella abitava ancora, insieme con donna Costanza de Dominicis: ella dovette sostare, reggendosi allo stipite della porta, come se le mancasse ogni forza, mentre toccava lievemente il campanello.

La bruttissima faccia di donna Costanza, dove brillavano due occhi pieni di una divina bontà, quando ella venne ad aprire, era stravolta: la sua chioma stirata e lucente di contadina civilizzata, era tutt’arruffata: le sue labbra larghe e violacee erano gonfie, come di singhiozzi già scoppiati e da scoppiare: il suo fazzoletto da collo era tutto spiegazzato. E a malgrado la sua distrazione in un grande pensiero o in una grande cura, suor Giovanna della